Voir le sujet précédent :: Voir le sujet suivant |
Auteur |
Message |
Cipresso di Toscana
Inscrit le: 17 Jan 2010 Messages: 10
|
écrit le Sunday 17 Jan 10, 19:24 |
|
|
Quand un Italien s'exprime, est-il possible de savoir facilement s'il est, par exemple, piémontais ou napolitain ?
Comment peut-on faire la différence ? |
|
|
|
|
Paraskeuazo
Inscrit le: 09 Apr 2007 Messages: 40 Lieu: Italia - Napoli
|
écrit le Sunday 17 Jan 10, 22:57 |
|
|
E' riscontrabile a causa del fatto che l'italiano parlato risente dell'influenza regionale di chi parla. In linguistica, infatti, nel repertorio dell'italiano esiste a partire dalla classificazione del Pellegrini del 1960, la nozione di "italiano regionale". Si intende, in questa definizione, l'italiano parlato che nella situazione normale del locutore medio, caratterizza solitamente l'intonazione, la scelta delle parole e la pronuncia di determinati suoni.
In definitiva quindi il parlante italiano - di qualsiasi provenienza - è in genere in grado, con una certa approssimazione, di ascrivere una determinata area geografica alla persona con cui si trova a parlare. Per un meridionale sarà per esempio immediatamente riconoscibile un settentrionale e vicecersa. Stesso dicasi per un parlante dell'area mediana. Un campano, inoltre, riconoscerà probabilmente con più agevolezza un abruzzese o un pugliese rispetto ad un piemontese, allo stesso modo in cui il piemontese a sua volta, riconoscerà con più facilità un veneto o un lombardo.
Per entrare più nel pratico, sarebbe l'orecchio a guidarti in modo automatico nella determinazione: l'apertura o chiusura prevalente delle vocali "e" ed "o" in posizione tonica è un segnale importante, come anche l'esito o meno del raddoppiamento fonosintattico tipico dell'italiano standard, oppure la pronuncia delle consonanti doppie come se fossero delle scempie. Esempi concreti potrebbero essere la differenza tra la pronuncia di "perché" con l'ultima "e" pronunciata chiusa oppure "perchè" con la "e" pronunciata aperta tipica di una pronuncia settentrionale. O ancora, la differenza tra [trek'kani] e [tre'kani] nella pronuncia delle due parole "tre cani": l'una con raddoppiamento della c velare e l'altro senza.
Per concludere, vale una precisazione a riguardo dell'italiano regionale: non è da confondersi affatto col dialetto e non marca necessariamente diastraticamente (cioè per ceto sociale) il parlante. Può in alcuni casi intersecarsi con l'asse della diastratia e della diafasia, ma non è una condizione affatto necessaria. Anche il parlante più istruito e attento non riuscirà mai a nascondere totalmente i caratteri regionali della sua parlata. Non è un caso infatti che esistano i corsi di dizione per giornalisti, presentatori, etc.
Chiedo scusa per il linguaggio a tratti accademico, però vi sto preparando al riguardo un esame di linguistica e la spiegazione non mi riusciva meglio di così. |
|
|
|
|
giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
|
écrit le Monday 18 Jan 10, 11:08 |
|
|
Citation: | Un campano, inoltre, riconoscerà probabilmente con più agevolezza un abruzzese o un pugliese rispetto ad un piemontese, allo stesso modo in cui il piemontese a sua volta, riconoscerà con più facilità un veneto o un lombardo. |
Ti assicuro che il piemontese riconosce facilmente un campano da un pugliese o da un siciliano...anche perché ce li ha tutti in casa da lunghi decenni. |
|
|
|
|
Paraskeuazo
Inscrit le: 09 Apr 2007 Messages: 40 Lieu: Italia - Napoli
|
écrit le Monday 18 Jan 10, 14:31 |
|
|
Ho detto "probabilmente": è ovvio che chi è attento ci può far caso. E l'esempio del piemontese poi era solo per richiamare la domanda di Cipresso. Poteva essere pure un bolognese. |
|
|
|
|
bo-marco
Inscrit le: 15 Aug 2009 Messages: 14 Lieu: Modène, Italie
|
écrit le Monday 18 Jan 10, 16:07 |
|
|
Mi pare di poter dire che i più frequenti "errori" di pronuncia siano legati alla S intervocalica (quasi sempre sorda al centrosud, Toscana a parte, sempre sonora al nord), alla Z (sonora DZ o sorda TZ) e alla corretta pronuncia delle vocali E e O (aperte o chiuse).
Si tratta di un problema dovuto all'ambiguità dell'italiano scritto che utilizza una sola lettera per rappresentare due suoni distinti.
In italiano, nessuno sbaglia la pronuncia di C e G (che pure sono legati a due suoni diversi) proprio perché è stato introdotto l'uso di H per eliminare ogni ambiguità.
In Lombardia, ad esempio, è diffusissima la pronuncia SPO come Spó. Quindi Spósa, Spórta e Spórco anziché Spòsa, Spòrta e Spòrco.
Oppure l'utilizzo di una E "molto aperta" se accentata in posizione piana (Spallètti, Cotolètta, ecc...).
In toscana e nel lazio sento spesso pronunciare una "T" prima di una "S" se preceduta da consonante, ad esempio PENTSO per PENSO, DENTSO per DENSO, FORTSE per FORSE...
Dal canto mio, che sono originario della provincia di Modena, tendo a pronunciare le E e le O quasi sempre chiuse (Impéro, Béne e Vénto anziché Impèro, Bène e Vènto). In compenso, mi rifaccio sbagliando gli accenti di Perché e Tre che io pronuncio Perchè e Trè.
Però questa non è una caratteristica comune dell'emiliano. Già da Reggio Emilia verso Piacenza, le E tendono a farsi aperte.
Ho provato a fare un gioco, confrontando le mie pronunce discordanti delle E e O rispetto ad un collega di origine napoletana ed ho constatato che gli errori, rispetto all'italiano standard, si distribuiscono equamente tra noi due.
Lui, ad esempio, sbaglia sistematicamente le pronunce di Pesce e Giorno (Pèsce e Giòrno anziché Pésce e Giórno).
In Sicilia generalmente pronunciano sempre E e O aperte. |
|
|
|
|
giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
|
écrit le Monday 18 Jan 10, 17:05 |
|
|
E l'italiano standard chi lo stabilisce?
La TV di Roma? (Non ho detto ciò in senso bossiano...)
Io una volta ho fatto un corso di dizione dove ti insegnavano a parlare un misto di romanesco-siciliano indefinibile.
Credo sia meglio che ognuno parli a modo proprio. E' più simpatico cosi.
P.S. I DIVERSI e non GLI DIVERSI...correggere il titolo del soggetto |
|
|
|
|
bo-marco
Inscrit le: 15 Aug 2009 Messages: 14 Lieu: Modène, Italie
|
écrit le Monday 18 Jan 10, 19:24 |
|
|
Possiamo dire che i parlanti il "perfetto italiano" eseguono sistematicamente il "raddoppiamento fonosintattico" descritto in questa pagina?
http://it.wikipedia.org/wiki/Raddoppiamento_fonosintattico
Io pronuncio in maniera differente le seguenti frasi:
"ANDIAMO, ACCASA!" (ipotetica frase che contiene un'esortazione ad accasare)
"ANDIAMO A CASA"
Invece, scopro che ho sempre sbagliato: la seconda frase andrebbe pronunciata come la prima.
Altro esempio: "NON SO CHE COSA" andrebbe pronunciato "NON SOCCHECCOSA".
Tu giòrss lo pratichi il raddoppiamento fonosintattico? |
|
|
|
|
Paraskeuazo
Inscrit le: 09 Apr 2007 Messages: 40 Lieu: Italia - Napoli
|
écrit le Monday 18 Jan 10, 19:42 |
|
|
Ecco, giusta osservazione. Il raddoppiamento fonosintattico è una delle cose che definiscono senza alcuna ombra di dubbio l'italiano standard parlato. E' una caratteristica tipica del toscano e dei dialetti di area mediano-meridionale che non so se sia familiare o meno anche alle parlate settentrìonali: questo ce lo dirà di certo il buon giorss.
Più pane --> [più ppane]
Non posso né voglio --> [non posso né vvoglio]
L'italiano standard è definito dai linguisti e dalle grammatiche tramite tutta la tradizione letteraria che come si sa, prende le mosse da Dante, Petrarca e Boccaccio. Punto. Di quello che c'è in tv è meglio non parlarne proprio.
Quasi nessuno riuscirà mai a parlare un italiano "pulito", scevro da influenze regionali. Il massimo che si può fare è avvicinarsi in maniera quanto più fedele allo standard che la linguistica italiana descrive. |
|
|
|
|
bo-marco
Inscrit le: 15 Aug 2009 Messages: 14 Lieu: Modène, Italie
|
|
|
|
|
Paraskeuazo
Inscrit le: 09 Apr 2007 Messages: 40 Lieu: Italia - Napoli
|
écrit le Monday 18 Jan 10, 21:01 |
|
|
Precisiamo però che l'imitazione per sua natura tende a portare all'esagerazione alcuni caratteri, quindi linguisticamente non è fedele come invece lo è il parlato spontaneo. |
|
|
|
|
giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
|
écrit le Tuesday 19 Jan 10, 15:19 |
|
|
Se dici così:
an'dja:mo akˈka:sa
al Nord, ma in tutto il Nord, capiscono subito da dove arrivi.
Al nord non si raddoppia ak'ka:sa e soprattutto, si dice ka:za
Nessuno raddoppia. Anzi è insegnato che è errato raddoppiare, perché la lingua va letta come è scritta. Ogni raddoppiamento di quel genere precitato (non parlo delle doppie all'interno della parola) è solo frutto di influenza dei dialetti meridionali sulla parlata italiana centro-meridionale.
Quanto alla menata sul Dante e amicucci (permetteteci di scherzarci sopra), vale per gli esamini universitari.
Pensateci bene. Le grammatiche valgono per la grammatica.
Ma chi ca... lo sa che accento aveva Dante?
Tenete presente che lui visse prima della grande peste del 1348 (che provocò il quasi totale mutamento della popolazione di "Fiorenza", causa l'inurbamento successivo di contadini e forestieri).
Quindi, ciò che vale per l'italiano scritto "standard" non vale per la fonologia.
E poi...scusate un po'...ma, da noi a Dante, sono passati centinaia di anni!
Personalmente non credo neppure che la lingua italiana scritta "standard" attuale prenda le mosse da Dante. Piuttosto muove dalla traduzione toscana dei poeti volgari siciliani/pugliesi. Dante è già un passo successivo. |
|
|
|
|
Paraskeuazo
Inscrit le: 09 Apr 2007 Messages: 40 Lieu: Italia - Napoli
|
écrit le Tuesday 19 Jan 10, 19:50 |
|
|
Giòrss te lo ripeto, tu dovevi fare il lingusta, visto che sei tanto esperto da saperne di più di Sabatini e Serianni messi assieme. |
|
|
|
|
giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
|
écrit le Tuesday 19 Jan 10, 21:41 |
|
|
Ahahahaha
Hai poco da prendere per il fondello.
Io mi limito a esprimere le mie opinioni, che valgono per ciò che valgono.
Questo è un forum.
D'altra parte, ricorda sempre che l'aereo non l'hanno inventato in qualche facoltà di ingegneria.
Te lo vedi un cattedratico disposto a salire su un prototipo di legno e tela?
Era molto più comodo dire che le cose più pesanti dell'aria non possono librarsi in volo.
Io posso permettermi di sostenere in questa sede ciò che penso, perchè non devo dare esami.
P.S. ti faccio un esempio
Prendiamo questa poesia di Giacomo da Lentini, siciliano:
Io m'aggio posto in core a Dio servire,
com' io ' potesse gire in paradiso,
al santo loco ch'aggio audito dire,
u' si mantien sollazzo, gioco e riso.
Questa è la versione ripulita dai trascrittori pisani: guarda bene...non ha una -u finale e dice servire e non serviri.
Fossi stato Giacomo da Lentini, avrei scritto:
Eu m'agghiu postu in cori a Diu serviri
com'eu potessi giri in Paradisu,
al santu locu ch'agghiu auditu diri,
u' si mantien sollagghiu, jocu e risu.
E questo è un siciliano da una trascrizione più fedele:
http://www.classicitaliani.it/duecepdf/Protonot.pdf
Dernière édition par giòrss le Saturday 24 Apr 10, 1:10; édité 3 fois |
|
|
|
|
Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
|
écrit le Saturday 10 Apr 10, 11:18 |
|
|
Per sentire l'accento siciliano ascoltate il saluto del Presidente di Sicilia Mondo :
http://www.siciliamondo.net/ |
|
|
|
|
dom.
Inscrit le: 27 Jul 2010 Messages: 53 Lieu: Metz, Moselle, lorraine
|
écrit le Tuesday 10 Aug 10, 11:12 |
|
|
Ditemi se mi sbaglio.
Nel sud dell'Italia si parla velocemente, se da un borgo all'altro ciascuno parla il suo dialetto a sua velicità, la gente non si capisce a causa dell'acente, anche se i dialetti sono similari. |
|
|
|
|
|